Questa
sfiducia non mi convince.
E' tutto
troppo semplice.
Non si può
peggiorare e basta.
Il problema
è quando chiudiamo la porta di casa.
Se poi la
porta, e anche la casa, sono sulla Murgia il problema è doppio: qui non arriva
l’eco di niente.
Le pietre,
le frasche, i tronchi di quercia sono un ottimo riparo dalle cattive notizie.
Un pretesto, una successione sfrenata di titoli su un settimanale.
Ripercorro
piano certe strade, a volte, i muretti a secco segnano la direzione; piante
strane, pietre ovunque: è una durezza sconcertante.
Gli occhi
addosso, così alzo foglie, sollevo strati di polvere, ma niente, non c’è la
presenza di nessuno spettatore. Gli occhi sono altrove.
E’ troppo
presto per sentirsi svuotato. Per soccombere.
Questo Mondo
è una grossa allucinazione.
Certo la
ricchezza è distribuita molto male, alla rinfusa, sembra ordinata come i
mandorli messi a casaccio tra le fila infinite di ulivi, che non terminano:
degni di una vera ossessione.
Questa, mi pare
una società abbandonata fuori da un cassonetto, una civiltà che non si sa
differenziare.
Si disfano
governi, giunte, consigli di amministrazione, ma il grosso albero che da
bambino fissavo, sdraiato sotto i rami c’è sempre; cresce piano, non mi
tradisce. Sono gite
nella solitudine, nella libertà umana, nello strato più nascosto: non
conosciamo i sentieri, la disposizione delle pietre lungo i muretti, gli
animali che le abitano; non conosceremo mai le ossa che reggono il tendone del
corpo – il nostro, i salti mortali che
l’attraversa, gli spettacoli lungo le vene.
L’incontro è
la vera sorpresa in questo territorio da esplorare.
E quando ci
imbattiamo in qualcuno che non sa, non possiamo tirarci indietro, bisogna dire,
raccontare, anche cose che poi si rivelano sbagliate.
Il silenzio
e l'indifferenza ci portano a morire.
Per questo
dico: MurgiAmore.
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