martedì 14 maggio 2013

CENTRO DI RACCOLTA OCCASIONALE: la Murgia


I copertoni sembrano avere una vita infinita una volta che vengono abbandonati lungo una strada.
Mantengono il loro bel colore scuro, lo stesso dei fumi delle zone industriali: risaltano in certi cieli sereni, vivi, calpestando gli ordini di bellezza che per forza devono governare un pianeta.
Ho pensato di scrivere di un pianeta degno di uomini, ma è un ossimoro.
Non voglio sostenere la banalità del contrario, non ne ho voglia, è un periodo in cui certe carte lungo strade, tra le piante – forse è primavera e tutto stona con la fantasia di questi colori nuovi, non riesco proprio a tollerarle.
Lavatrici dal ventre squarciato, frigoriferi senza portelle, mobili ammassati e chiaramente fuori luogo: pensiamo a quanto tempo passiamo a spolverarli, spostarli per dare una nuova idea a una stanza, per poi finire lungo una strada a prendere polvere, acqua, secchi pieni cose assolutamente inutilizzabili.
Libri stracciati.
Copertoni, appunto.
Un pomeriggio di un po’ di mesi fa ebbi la cruda esperienza di chiacchierare con un poeta e scrittore (pugliese) andato in malora, mi disse una cosa ovvia ma che mi sorprese. Riferendosi alla sua casa piena di cartacce, confezioni di cibo andato a male, polvere, muffa e altre cose ugualmente poco incoraggianti, disse: "A forza di conviverci, questo caos mi è entrato nella testa".
Ora, a forza di conviverci, la bellezza – della Murgia, ci è entrata per forza nella testa; ugualmente, questo gusto deturpatore con cui viviamo e che certe volte governa tutto, ce l’avevamo già. In testa.
Non mi spiego del tutto il coraggio con cui abbandoniamo vecchi divani sfondati lungo una strada, in un campo abbandonato; non mi spiego certi cartelli in cui si dice che è assolutamente (!) vietato abbandonare rifiuti.
E’ il gioco dell’ovvio questo.
La Murgia che vogliamo è un territorio incontaminato, un luogo da esplorare, un posto si della mente, ma di una testa disabituata al caos.



Gaetano Benedetto



Foto: Gaetano Benedetto

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