La sapienza e la cultura popolare, tramandati di generazione
in generazione, costituiscono l’identità dei popoli. Un tesoro impalpabile ma
preziosissimo, che ci permette di comprendere chi siamo, da dove veniamo e
soprattutto perchè siamo quelli che siamo.
Il popolo murgiano, e pugliese in generale, può vantare un
vastissimo patrimonio di cultura orale, parte del quale trascritto e parte
affidato ancora all’utilizzo quotidiano.
Questo patrimonio, dal ‘900 in poi, ha goduto di momenti
alternati di rivalutazione e di oblio ma, nostante una parte di esso sia stato
sotterrato dalla polvere dei secoli, molto vive ancora negli scritti di autori
murgiani, meridionalisti, pugliesi.
I proverbi hanno rappresentato, per secoli, le condensate
regole di vita quotidiana del popolo, i puntelli su cui si è retta la società
arcaica.
Con il valore educativo e costruttivo conservato nelle loro
rime, servivano di ammonimento agli inesperti ed agli incauti, davano consigli
pratici per il lavoro della terra, guidavano nella previsione dei fenomeni
metereologici, insegnavano le buone maniere e l’altrui rispetto e regolavano la
vita familiare.
Pare che l’uso dei proverbi ci sia stato tramandato dalla
cultura greca, quindi, come abitanti dell’antica Magna Grecia, abbiamo ragione
di pensare di essere stati tra i primi, in Italia, ad utilizzare questa sorta
di “regolamento” popolare.
Altre forme orali di cultura tramandata sono i racconti e le
leggende. Questi portano con essi il fascino di millenni di saggezza e fantasia
popolare, trasportandoci in uno spesso sconosciuto meraviglioso mondo arcaico
ove si racconta di episodi sacri e profani, di grandi opere di uomini probi, di
santi, di eroi e di banditi, della fondazione di città e della nascita di tradizioni,
di amori e di avventure, del paesaggio murgiano, delle grotte e dei suio tanti
misteri.
Certo leggende e racconti non sono specchio fedele della
realtà dei fatti. Venivano, spesso, creati per riempire i vuoti lasciati
dall’ignoranza e dalla non non conoscenza del popolo, ma a volte contengono
realtà storiche tramandate oralmente di cui non si hanno, altrimenti, riscontri
concreti o documenti scritti.
L’uso di leggende e proverbi è andato in crisi con il
cambiamento del contesto storico e culturale dei popoli, quando, a torto o
ragione, non se ne è più sentita l’utilità.
Utili o no, questo bagaglio culturale è un tesoro da
conservare, un tesoro fatto di rime, saggezza
e fantasia.
Bibliografia utile:
Alfredo Giovine, “Proverbi pugliesi”, Aldo Martello Editore, Milano, 1970;
Saverio La Sorsa, “Leggende di Puglia”, Tipografia Levante, 1958, Bari;
D. Carlucci, F.Fiore, F. Jolis, “U mutte ce nan è minze je’ tutte”, Ed. Altaugusta, Altamura (Ba), 1978;
E De Martino, “Sud e Magia”, Feltrinelli, Milano, 1959.
Foto: "Proverbi Pugliesi" di A. Giovine, A.Martello Editore, Milano, 1970
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