Io gioco d'azzardo. Con i ricordi.
Vorrei, allora, il potere dell'eternità per quei momenti brevissimi, quegli attimi in cui la Murgia è un territorio del passato.
Qualcosa che non c'è più.
Siamo tutti legati alla nostra terra, qualunque sia. Quell'attaccamento è l'esperienza del tempo passato. A volte.
Mi capita, poco prima di tornare in paese, di essere attanagliato da una sensazione di malinconia. Una visione di quel che è stato in quei luoghi.
Allora vorrei come nel calcio il recupero, un poco di tempo in più. Che è diverso perché è attento e consapevole.
Mi lascio andare. Ed è un tempo parallelo, e chi non c'è più torna ad esserci.
Quelle mattine limpidissime in cui il giorno non aveva preso il sopravvento sulla notte, i colori rarefatti dell'alba.
Ho una successione di odori mattutini, di brina sull'erba, quella che non sembra cambiare mai per tutto l'anno, ho ricordi limpidissimi di uomini a lavoro quando ancora il sole non era padrone della giornata.
La generosità della Murgia è capillare, non si può distaccare questo territorio dal lavoro di chi la abita e dai tantissimi che la violentano con l'uso sempre pronto dello scempio.
La Murgia dà tanto, ma così come la natura in ogni altro luogo, si riprende tutto.
Che bella opportunità è quella di ricordare, che luogo meraviglioso è questo che intrappola in noi la vita.
È lontanissima qui, la ferocia delle grandi città, la velocità insensata. Nei rilievi, nella corteccia delle querce, nelle pietre ammassate sapientemente lungo le strade con una cura che non conosciamo più, c'è il carattere che non dobbiamo perdere.
Ci sono annidati, come il DNA nel corpo, i momenti di gioia che non sapevamo di vivere.
E allora datemi i miei cinque minuti di recupero. Che voglio ripensare a mio nonno.
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